Descrizione
Il ciondolo è stato prototipato a mano al banchetto. E’ stata fatta una fusione d’argento alla forgia; nel frattempo con una cerniera d’argento ( semilavorato industriale) è stato ricavato un cilindro di dimensioni medie. In seguito il lingottino ottenuto dalla fusione è stato passato al laminatoio manuale per creare una lastra che è stata poi divisa in due parti per ricavarne due dischetti. Questi, quindi, sono stati bucati al centro (fino a raggiungere l’apertura del cilindro realizzato precedentemente) e, con una fresa a punta fina, sono stati fatti sei fori equidistanti. Successivamente sono stati saldati i due dischetti all’estremità del tubo ed il pezzo è stato messo nell’acido per togliere l’ossido formatosi. Rifinito poi con lime, frese e carte abrasive (dalla grana più grossa alla più fine) per togliere ogni imperfezione. Una volta tagliati sei segmenti di filo 0,40 mm, sono stati fatti passare per i fori superiori, infilati nelle pietrine e fatti uscire dai fori inferiori, quindi, con l’aiuto della microfiamma sono stati fermati facendo dei piccoli pallini. Portato a lucidare, prima con spazzola in crine e pasta gialla a velocità minima (per togliere gli ultimi graffi rimasti) e a velocità massima (per rifinire il tutto), e dopo con spazzola in cotone morbida e rossetto (ossido di ferro), sia a velocità minima che a velocità massima. Una volta lucidato è stato lavato con acqua calda e sapone per gioielli (nell’ultrasuoni, macchinario che con scariche di ultrasuoni lava accuratamente l’oggetto) e fatto asciugare ricoprendolo con della sabbia specifica. Infine è stato sottoposto a rodiatura (bagno galvanico) e assemblato delle sue parti.
Collana Black con pietre di onice
La nascita della collana Black è legata alla storia di un gruppo di amici, a cui piaceva tanto mangiare, ma anche cucinare, bere e stare insieme in allegria. In quel periodo, nel paese in cui vivevano, stranamente, tirava un’aria nuova carica di fermenti creativi di ogni genere; trascinati anche loro in questo vortice di nuove azioni, spinti dal desiderio di realizzare qualcosa di bello e di utile per tutti, decisero di proporsi come promotori di alcuni eventi gastronomici all’interno del centro storico del paese. Tra le tante ed originali idee che caratterizzavano il progetto ve ne era una, in particolare, che riguardava i tavoli per i commensali; la cosa entusiasmava tutti tant’è che successivamente divenne quasi il loro logo. L’idea era quella di utilizzare i rocchetti grandi, i supporti di varie dimensioni su cui si avvolgono i cavi elettrici per poi svolgerli in maniera ordinata; li avrebbero cercati usati per riciclarli e una volta girati sarebbero stati perfetti come piano d’appoggio; in più erano di legno per cui si accordavano e armonizzavano il contesto in pietra del centro storico.
Il progetto gastronomico alla fine non si realizzò più ma il gruppo di amici continuò comunque a cucinare, mangiare, bere e a stare in allegria, per far questo non occorreva alcuna autorizzazione speciale. L’idea del rocchetto invece prese una strada alternativa; l’ideatore della cosa ero stato io e, più del resto, mi era dispiaciuto veder sfumata la possibilità di inserire quell’arredo in quel contesto, per cui ne feci una creazione. In quel periodo lavoravo alla collezione Black Line e avevo tra le mani pietre di onice nera che, secondo me, si sarebbero sposate bene con un piccolo rocchetto d’argento; certo, sapevo di non essere completamente originale perché avevo già visto in precedenza gioielli simili ma, sono pur sempre un artigiano ed un creativo, parto spesso da qualcosa che inevitabilmente esiste o è esistita (un disegno, una pietra, un materiale) ma poi, ogni singola volta, la plasmo mentalmente e la modifico manualmente fino a renderla mia!