L’idea del primo pezzo della Collezione Specchi nasce col concerto di Zucchero nel 2007, nello specifico da due grandi particolari posti ai lati del magico palco dell’Arena di Verona che all’epoca mi impressionarono a tal punto da rimanere iscritti in maniera indelebile nella mia memoria. Lo specchio è un elemento denso di significati, per questo, spesso, lo ritroviamo in fiabe, leggende, film o libri (Biancaneve, L’Age d’Or o Il Mondo di Sofia, per fare alcuni esempi) e uno strumento dagli usi più svariati (da quelli estetici a quelli scientifici). Esso è dotato di un fascino misterioso e unico, per certi versi seduce e per certi altri respinge. La superficie, dotata della capacità di riflettere ciò che le si para davanti, nei gioielli di questa collezione è stata riprodotta dopo un’accurata e paziente levigatura a mano di lastre in argento; anticamente, infatti, pare che fosse proprio questa la tecnica di lavorazione dei primi specchi e uno dei motivi della loro preziosità; solo le classi più agiate, infatti, potevano permettersene uno e la loro diffusione fu lenta proprio per via dei costi esosi.
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